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Francia e Lockdown articolo di Renato Gambuli

Francia e Lockdown

Il presidente della repubblica francese, Emmanuel Macron ha annunciato mercoledì 28
ottobre per l'intero territorio nazionale francese un lockdown un po' diverso dal
precedente di questa primavera. Ci sono alcune somiglianze ma qualche differenza di
taglia rispetto alla primavera scorsa. Innanzitutto, c'è un elenco di attività commerciali e
prestazioni di servizi, che dovranno chiudere. Bar, ristoranti, negozi di abbigliamento,
parrucchieri, librerie e tutta una serie di attività non menzionate e considerate attività non
essenziali. Il capo del governo, Mr Castex, ha poi dato la lista esatta (piu' o meno) di cio'
che sarà autorizzato o no, creando ancora piu' confusione nei cittadini, che per
comprenderci qualcosa dovranno attendere di vedere sotto casa chi ha completamente
abbassato il sipario, per un mese o forse per sempre.
Qualunque sia la ragione di questa discriminazione, una cosa é sicura: 330.000 aziende
dei settori penalizzati rischiano la liquidazione giudiziaria, principalmente piccole e medie
imprese e tra queste in prima fila, quelle del settore arte, cultura e spettacolo.
Naturalmente, c'è anche un elenco di attività che continuano a essere attività aperte ed
essenziali. Supermercati, panifici, macellerie, pescherie, vendita di frutta e verdura, garage
che vendono carburante, ferramenta, tintorie,tabaccherie e anche gli hotel. Agenzie di
autonoleggio, riparatori di computer, banche, compagnie di assicurazione e anche servizi
funebri. Tutte queste attività saranno aperte a condizione che si rispettino le condizioni
sanitarie.
Il confronto con la primavera finisce qui. Il resto dell'economia, in teoria, sarà in grado di
continuare a funzionare. Al culmine della reclusione c'erano quasi 7 milioni di lavoratori
con un lavoro a tempo ridotto. Questa volta non è la stessa cosa. Emmanuel Macron ha
detto: "l'economia non deve né fermarsi né crollare".
In realtà avrebbe dovuto aggiungere la parola »quasi » per essere piu' onesto, a meno che
per lui, certe attività non fanno neanche parte de l'economia.
C’è un settore però, del quale si è parlato meno, che è stato colpito pesantemente dalla
crisi, ed è quello della cultura. Improvvisamente decine di concerti, festival e spettacoli
sono stati cancellati, intere produzioni azzerate, teatri in ginocchio, orchestre ferme.
I lavoratori di questo mondo sono legati al fatto che si “alzi il sipario” per poter vivere. Una
lunghissima filiera che è fatta di musicisti, attori, coristi, ballerini ma anche
registi, scenografi, tecnici del suono e delle luci, costumisti, solo per citarne alcuni. Migliaia
di persone che improvvisamente si sono trovate a non avere lavoro e, soprattutto, a non
sapere quando potranno riprendere la loro attività.Costoro intendono rivendicare
attenzione, diritti, e il giusto riconoscimento del proprio ruolo nella società, oltreché
accendere un faro sulle condizioni di un settore in forte crisi . Il rischio concreto è perdere
professionalità, artisti, luoghi di sperimentazione e aggregazione, un patrimonio di
competenze culturali e reti sociali che ha contribuito in modo decisivo alla crescita della
nostra sociétà È stato pesantissimo il bilancio per il settore di arte e cultura In Francia
come in Italia, almeno al pari di quello per bar e ristoranti. Tutti gli spettacoli aperti al
pubblico in sale teatrali, da concerto, sale cinematografiche e altri spazi, anche all’aperto,
sono stati sospesi Chiudono cinema e teatri nonostante siano considerati luoghi sicuri.
Cala il sipario in faccia a migliaia di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo e annullando il
lavoro di più di mezzo milione di persone che adesso si chiedono cosa sarà di loro. Ma qui
non si tratta più di riapertura, perché quando il sipario si alzerà sarà necessaria una
rinascita sulle macerie del Coronavirus. Concerti rinviati, festival cancellati, teatri e cinema
chiusi ... Il mondo della cultura sta subendo tutto il peso della crisi sanitaria legata alla
pandemia Covid-19. Le piccole strutture che non lo supportano rischiano di dichiarare
fallimento e la disoccupazione minaccia anche i lavoratori intermittenti. Non oso parlare di
quel sottostrato di precarietà composto da coloro che vivono dell'economia sommersa
(non criminale) quelli che « si arrangiano » sui quali non esistono neanche statistiche e
previsioni ma che tutti sappiamo che esistono e che piu' di tutti soffrono in questo
momento. C'è un vero pericolo sociale ed economico che minaccia il mondo della cultura
"ed il mondo in generale. Di fronte alle preoccupazioni espresse attraverso petizioni e
forum di artisti, le autorità francesi come quelle italiane dovranno proporre un vero "piano
per la cultura" che si dovrà attuare rapidamente, un piano che abbia presente la realtà
della situazione e non solo chiacchiere .Uno spettacolo che non viene messo in scena è
un tour pluriennale che probabilmente non vedrà mai la luce. Le attrici e gli attori delle arti
dello spettacolo sentono la loro professione minacciata a breve termine, ma anche a
lungo termine. Non dimentichiamo inoltre che i teatri sono per definizione luoghi pubblici
importanti, dove si riuniscono artisti, spettatori e professionisti. È da questa prima
emergenza, da questa minaccia, che hanno cominciato a formarsi piccoli think tank
intorno alle arti performative per valutare l'entità dei danni causati dalla crisi sanitaria e per
ragionare sui modi più rilevanti di riprendere l'attività.
Il tempo libero liberato dall'assenza di attività professionale è stato utilizzato da alcuni
artisti per riflettere e ripensare la loro pratica, sviluppare e formulare critiche collettive,
redigere quaderni di rimostranze, immaginare "gesti di barriera contro un ritorno alla
produzione come prima della crisi ”-per usare l'espressione di Bruno Latour. Si è quindi
espresso il desiderio di cambiare ciò che era sbagliato o non più adatto, di chiedere di
meglio, ma anche di attutire i danni. C'era anche l'impulso di nominare ciò che non andava
nel modo in cui i teatri, o alcuni artisti, stavano gestendo la crisi. E i contratti aziendali?
Intermittenti? Potremmo continuare come se niente fosse successo? I teatri possono
aiutare le scuole e anche gli ospedali? Gli artisti dovevano offrire solo registrazioni del
loro spettacolo su Internet? La cultura di Zoom é desiderabile? Durante questi mesi di
reclusione si stanno creando gruppi di riflessione in tutta la Francia e all'estero. Il loro
obiettivo é ripensare la produzione culturale, principalmente nelle performance dal vivo,
ma anche nel campo delle arti visive o al crocevia di altre lotte, quelle femministe e quelle
dei lavoratori precari, dei gilet gialli, dei lavoratori e dei movimenti ambientali ...
Alcuni di questi gruppi si sono formati su iniziativa degli artisti e, dialogando si sono offerti
di mettere in comune le loro riflessioni sul “ mondo del dopo”. Speriamo che i frutti di
queste riflessioni ci portino ad una realtà migliore e soprattutto ad un vivere comune ed in
armonia, in un mondo dove l'interazione di tutti con tutti sia l'unica cosa veramente
ESSENZIALE.

Parigi 08/11/2020
articolo a cura di Renato Gambuli.
foto di Umberto Lariccia
by Umbysite
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