Gli eventi che stimolano ed influenzano l'arte

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GLI EVENTI CHE STIMOLANO ED INFLUENZANO L’ARTE
La frustrazione ed il malessere che avvolge il mondo intero  in questi terribili giorni di pandemia creano una sofferenza psicologica, un’angoscia, un’apprensione nell’animo di tutti e anche gli artisti non sfuggono a questa problematica, sopraffatti da un pericolo incombente avvertito ma non visibile. All’artista viene imposto l’allontanamento da ogni tipo di comunicazione  verso l’esterno e ciò  rappresenta un trauma particolarmente grave in quanto gli viene impedita l’esigenza istintiva di soddisfare quella che per lui è una necessità ancestrale: esternare il proprio pensiero, le proprie emozioni, attraverso l’esecuzione di un brano musicale, di dipinti e di disegni. L’arte è un impulso incontenibile, è l’espressione dei sentimenti di chi crea, che non crea mai solo per sé stesso, ma perché altri ne possano godere attraverso emozioni e suggestioni. La Natura ha dotato gli artisti di una sensibilità maggiore, che permette di gioire pienamente degli incanti, delle attrattive, delle piacevolezze, delle amenità che ai più sfuggono. - L’arte ha la capacità di trasmettere emozioni e se questo le viene impedito perde il suo più importante ruolo. Dipingere,  suonare o recitare a teatro è come estendere l’anima  verso l’esterno, è un vero miracolo perché tutto ciò che sgorga dal profondo dell’anima dà vita al miracolo dell’arte sotto qualsiasi forma e questo è il modo più nobile per trasmettere emozioni e l’uomo ha assoluta necessità di emozionarsi. Un vero artista, musicista, poeta o pittore che sia, affonda  i suoi  interessi nelle sensazioni cercando  di esternarle come meglio può nella speranza che il suo messaggio giunga agli altri e quando questo avviene intuisce di aver raggiunto il massimo traguardo. C’è sempre un’idea prevalente, una radice ispiratrice che guida il lavoro di ogni artista. Non si tratta soltanto di inquietudine, ma di una necessità assoluta di vivere intensamente ogni attimo di vita, lasciando una testimonianza della propria esistenza come se, istintivamente, si volesse creare un legame indissolubile con l’arco vitale. In questi giorni di incertezze e di timori gli artisti  avvertono ancor di più il bisogno di trasmettere le giuste emozioni, perché è questo che li gratifica.  Neppure questo maledetto coronavirus è  riuscito a frenare una così forte  esigenza, tanto che abbiamo assistito a concerti dai balconi  e dalle finestre con l’esibizione di artisti che hanno dato il meglio di sé. In questo periodo l’arte figurativa ha potuto esprimersi in qualche modo anche se da lontano e in maniera contenuta, l’arte visiva invece ha dovuto limitarsi agli spazi  esigui di uno studio e senza la possibilità di condivisione alcuna.
 
Ma quali conseguenze determina nell’animo degli artisti un momento come quello che stiamo attraversando in questo? Einstein diceva che nei momenti di vuoto nascono le cose più importanti. E infatti le grandi epidemie, le grandi paure rappresentate dall’Aids dal colera, dalla spagnola, dal vaiolo, dalla peste, dalle guerre hanno ispirato grandi artisti del passato come Pieter Bruegel che nel 1562 con “Il Trionfo della Morte” racconta la paura dell’umanità di fronte alle emergenze.
 
Arnold Böcklin con “la Peste” del 1898  rappresenta  l’ossessione per l’ incubo della pestilenza rappresentato dalla morte che cavalca  un animale alato simile a un pipistrello. Che l’ambiente esterno e gli eventi vari influenzino la pittura è cosa nota: momenti di gioia e di felicità vengono rappresentati con colori forti e vivaci, ma, quando invece gli eventi sono tristi e drammatici, i colori inconsciamente diventano tetri e prevalgono quelli verdognoli o comunque quelli scuri. Lo stato d’animo dell’artista traspare attraverso il colore e l’osservatore lo intuisce a prima vista. Nel 1918 Egon Schiele produce  la “ Coppia accovacciata” un autoritratto profetico  proiettato nel futuro, come se avesse previsto la morte di sua moglie Edith, incinta di sei mesi,  e di se stesso. Infatti  entrambi morirono per  febbre spagnola l’anno successivo. Keith Haring, con “Ignorance” del  1989 mette in guardia dallignoranza che genera la paura, da questa il silenzio e la morte. L’opera, come un presagio, fu realizzata  prima che venisse a conoscenza di aver contratto l’Hiv che nel 1990 lo uccise a soli 31 anni. E cosa dire de “l’urlo” di Munch che per antonomasia rappresenta lo stato d’animo di un essere assalito dal terrore senza che nessuno intorno a lui se ne accorga? A Napoli l’epidemia della peste, esplosa  tra la primavera e l'estate del 1656, causò una vera e propria ecatombe. La popolazione da 450.000 abitanti si ridusse a poco più di 200.000. Fu una vera tragedia ma, per gli artisti sopravvissuti, fu un serbatoio inesauribile di spunti. Tre geni di metà seicento: Mattia Preti, Micco Spadaro e Luca Giordano si confrontarono ad altissimo livello ispirandosi a quella che fu un  vero disastro. Un evento drammatico come un’epidemia rappresenta un formidabile scrigno di ispirazione sin dai tempi remoti come insegna Tucidide, il maestro degli storici, che ci ha tramandato la descrizione di una epidemia che tra il 430 e il 427 a.C. colpì Atene e provocò la morte di migliaia di persone, forse dimezzando la popolazione. Tucidite ci  descrive la malattia, i suoi sintomi, la sua evoluzione e il suo funesto epilogo con una puntuale cronaca, limitandosi a stilare  un puntualissimo bollettino medico-sanitario di quel triste evento senza coinvolgere  l’ emotività del lettore, a differenza del Manzoni in occasione della peste di Milano. Si sa, l’artista è un divulgatore un ambasciatore della cultura e spesso di fronte ad un evento tragico, può scegliere anche l’utilizzo dell’ironia e la satira che diventano il veicolo di un messaggio positivo universale e immadiato. In questo momento terribile ci stiamo rendendo conto di quanto ci manchi quel mezzo di comunicazione che è l’arte, volano fondamentale per la socializzazione che trova sviluppo e diffusione  in un incontro in un teatro o in un museo, in un cinema, in una galleria d’arte o in una piazza.
 
La sofferenza degli artisti in momenti di lutti e tensioni è tangibile oggi come ieri e proprio i pittori e gli incisori  riescono con la loro sensibilità a raccontarci le paure le ossessioni  dal di dentro, spesso fotografando scene di terrore  di devastazioni di  cadaveri e di terremoti. L’artista non può sottrarsi ad una partecipazione emotiva per un evento disastroso  e lo dimostrano le tantissime opere a  cui abbiamo fatto cenno. L’arte in genere trae ispirazione anche  dai momenti storici, spesso utilizzando il sarcasmo, il dileggio anche nella disperazione Ne è esempio l’atteggiamento assunto dagli artisti napoletani che mal sopportavano  la sottomissione al governo piemontese nel 1860: in quel periodo nacquero motti, filastrocche e canzoni di grande contenuto satirico. Divenne subito celebre la canzoncina dai versi molto significativi ed ironici: “ Vi’ quanto è bella Napule / pare ‘nu franfellicco / ognuno vene e allicca / arronza e se ne va ”. ( Vedi quanto è bella Napoli, sembra una caramella. Ognuno viene e lecca, si appropria con violenza di quello che trova e se ne va). L’artista proprio per la sua innata sensibilità partecipa in maniera diretta agli eventi, si immedesima a tal punto da condizionare la sua creatività, esternando le proprie sensazioni con i tratti e col colore. L’emozione che suscita una visita agli scavi di Pompei può lasciare un tale segno nell’animo di un artista che non può sfuggire alla tentazione di rappresentare sulla tela la scena di quell’apocalisse del 79 d.C. Il Coronavirus ha ispirato opere che rappresentano il sacrificio e la frustrazione degli artisti costretti a rinunciare al loro ruolo di divulgatori di cultura. Quando ci lasceremo alle spalle questo tempo di disgrazie che ha sconvolto la vita e le menti di tutti riprenderemo a sorridere e anche gli artisti si adegueranno alla nuova primavera. Ma se vogliamo che tutto torni nella normalità dobbiamo tutti rassegnarci a fare un grande ma per fortuna temporaneo sacrificio: stare a casa, prendendo le giuste precauzioni. Manzoni, rileva come la gente, la politica e i magistrati negavano senza ragioni valide la realtà della peste riconosciuta invece dagli esperti, tanto che “chi buttasse là una parola del pericolo, chi motivasse peste, veniva accolto con beffe incredule, con disprezzo iracondo”. Personalmente ritengo indispensabile il senso della realtà per  far fronte all’emergenza che oggi è rappresentata dal Coronavirus.
 
                                                                                                          
 
Napoli 04/12/2020
Articolo a cura di Raffaele Bocchetti                                                                                             
 
                                                                                 


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