Festival di Sanremo
Pubblicato da Raffaele Bocchetti in musica · 6 Febbraio 2023
"pensieri musicali" tecnica mista su tela 100x120 di Raffaele Bocchetti
IL FESTIVAL DI SANREMO
Siamo a pochi giorni dal grande avvenimento, il più importante evento musicale italiano: il festival della città dei fiori. Sanremo, bellissima località turistica, nota per la meravigliosa coltivazione dei fiori, accoglie con tutti gli onori il festival della canzone italiana. Ospita il Premio Tenco e il rally automobilistico, l'arrivo della corsa ciclistica Milano–Sanremo ed è sede di uno dei quattro casinò esistenti in Italia (tutti al nord - Al Sud il casinò non fu concesso - Nisida). A volte mi chiedo perché il Festival della canzone italiana non si tiene a Napoli visto che la nostra città è stata la culla della musica e della canzone ed ha un passato ineguagliabile di eventi musicali di profilo internazionale, resi possibili da tante circostanze favorevoli: ambienti, contesti storici e sociali e, infine, naturale sensibilità musicale del popolo che, attraverso la musica ed il canto, soddisfa una delle sue più intense aspirazioni: rappresentare la favolosa ricchezza delle istanze antropologiche di cui i suoni e le musiche testimoniano i vari momenti storici. Gaius Petronius Arbiter, nel suo capolavoro “Satyricon” scrisse che nella metà del I secolo a. C. Gitone, Encolpio e Ascilto, passeggiando per Napoli , nei pressi della “Grotta di Pozzuoli”, furono attratti dalla musica e dai canti dei napoletani che partecipavano ai baccanali del 7 settembre. In quel tempo imperava Nerone e anche lui, che si riteneva raffinato cantante e musicista, volle cantare a Napoli proprio davanti alla Grotta di Pozzuoli (Crypta Neapolitana), orgoglioso degli applausi e degli elogi che la folla gli tributava. Che a Napoli si sia da sempre cantato lo testimonia anche Boccaccio che, durante la dominazione angioina, attratto dalla bellezza dei paesaggi e dall’aria salubre, giunge a Napoli e nel suo sonetto XXXII parla di un canto popolare ascoltato da una finestra di Castel dell’Ovo e così narra: “ Sulla poppa sedea d’una barchetta/Che il mar segando presta era tirata/La donna mia con altra accompagnata/Cantando or una or altra canzonetta. Boccaccio cita pure quell’inno meraviglioso “Jesce sole, nun ce fa suspirà” che le lavandaie napoletane dedicavano al sole. Affianco alla grotta di Pozzuoli si trovava anche il tempio di Priapo, antica divinità greca, nota per le sue doti falliche e, proprio al posto di quel tempio, nel 1200 i napoletani edificarono la chiesa della Madonna di Piedigrotta che, nel tempo, subì vari cambiamenti e rettifiche, fino ad essere completamente riedificata nel XIV secolo. Ogni 7 settembre i napoletani vi si recavano in pellegrinaggio a frotte, cantando e accompagnandosi con putipù e scetavaiasse e ballando al ritmo della tarantella. Ebbe origine così la festa di Piedigrotta che, raccolse le caratteristiche dei baccanali racchiudendo in sé i costumi e la storia canora e musicale di Napoli. I carri allegorici che sfilavano guidati da musiche e bande, finanziati dalle corporazioni di arti e mestieri, chiudevano il loro percorso sotto i palchi reali. Era una rappresentazione della memoria storica, dell'orgoglio e del senso di appartenenza alla storia della città con i suoi protagonisti, dalla sirena Partenope a Pulcinella,da Masaniello a San Gennaro. Quei carri, tra l'altro, sfilavano tra campane a festa e fuochi di artificio, con migliaia di persone e di famiglie che venivano da tutto il regno e anche dall’estero. Divise sgargianti, bandiere e coperte ai balconi, carrozze e cavalli rendevano la festa così spettacolare e coinvolgente fino alla commozione delle preghiere. Piedigrotta rappresentò fino alla sua ultima celebrazione (8 settembre 1859, con l'ultimo re delle Due Sicilie, Francesco II), una sorta di espressione dell’armonia, dell’ empatia, della vena scherzosa del popolo e univa la tradizione pagana a quella cristiana rappresentando la religiosità popolare e quindi molto sentita dal popolo e dai governanti e molto conosciuta anche al di fuori dei confini partenopei. In tempi più recenti, questa festa si incontrò col mondo della canzone dando origine alla competizione canora fra artisti ed autori di grande talento che gareggiavano con le migliori produzioni. Si può dire che, in assenza di juke box, di radio e di televisione, ogni anno venivano lanciate le più belle canzoni napoletane, dando così origine ad un festival ante litteram della canzone. Già nel 1300 avevano avuto successo canzoni come “Margaritella” e nel 1500 la famosissima “ Fenesta ca lucive”, “ Te voglio bene assaje” musicata, molto probabilmente, da Gaetano Donizzetti nel 1835. Fu proprio con la competizione canora della festa di Piedigrotta che la canzone napoletana fu conosciuta in tutto il mondo. La più geniale espressione della melodia napoletana viene raggiunta quando entrano in scena compositori e poeti di professione come Tosti, Costa, Valente, De Curtis, Di Capua, Murolo, Tagliaferri, Gambardella e Di Giacomo. Dalle canzoni tradizionali nascono nuovi testi per canto e pianoforte come Michelemmà, Lo guarracino, Cicerenella e tanti altri. Queste trascrizioni hanno inizio intorno al 1820 con Bernhald Wolff, August Kopisch, Luigi Chiurazzi fino ad arrivare a Roberto De Simone, Ferdinando Russo, Raffele Viviani e, in ultimo, Riccardo Pazzaglia e Pino Daniele. In verità il primo festival di Sanremo non si tenne nel 1952 come molti pensano ma a cavallo tra il 1931 ed il 1932 e fu organizzato da due grandi musicisti partenopei come Ernesto Murolo ed Ernesto Tagliaferri. Dedicato alla canzone napoletana, si svolse proprio nel Casinò Municipale di Sanremo ed ebbe un grande successo anche tra il pubblico settentrionale. E non poteva andare diversamente visto che gli autori erano del calibro di Murolo, Di Capua, Bovio e Tagliaferri e i brani erano “’O sole mio”, “Torna a Surriento”, “’O paese d’ ‘o sole” , “Napule ca se ne va” e che gli interpreti erano i più famosi del momento,Vittorio Parisi e Ferdinando Rubino e Nicola Maldacea.
‘O sole mio” divenne talmente nota nel mondo che venne eseguita in sostituzione dell’inno nazionale italiano il 28 luglio del 1935, quando Nuvolari vinse il’VII Grosser Preis von Deutschland, sul circuito del Nurbrunging in Germania. “Funiculì funiculà ” viene eseguita in occasione del cambio della guardia al Palazzo Reale in Danimarca, mentre “ Santa Lucia ” diviene liturgia musicale per la festa di Santa Lucia in Svezia. Lo stesso motivo venne adottato anche dai militanti di Solidarnosc allorquando si ribellarono al vecchio regime. In Corea del Sud al centro dell'atrio del più grande Supermercato di Seul c'è un pianoforte a coda al quale si alternano artisti famosi che iniziano a suonare e ad intonare le famose melodie napoletane. Dopo un po’ si accodano i cantanti del vicino Conservatory Youngsan che danno vita a uno spettacolo straordinario, avvolti da una marea di gente festosa che applaude e canta. La lingua napolitana ( riconosciuta come lingua dall’ Unesco) diventa una vera e propria disciplina all’Università di Buenos Aires in Argentina. Napoli esercita un particolare fascino sui giapponesi che studiano la nostra storia e la nostra lingua. Insomma di motivi ce ne sono tanti e tutti validissimi perché si potesse scegliere Napoli come sede di una rappresentazione musicale di rilevanza internazionale. Di location, poi, ne abbiamo a bizzeffe, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Nel dopoguerra, intorno agli anni 50, Il festival della canzone avrebbe potuto rappresentare un concreto contributo utile alla rinascita e alla ricostruzione morale ed economica di una città particolarmente danneggiata dalla seconda guerra mondiale. Napoli fu la città più danneggiata d’Italia. Ma quanto interessava ai poteri finanziari del nord la rinascita del Sud? Una manifestazione del genere attrae turismo e porta tanti bei soldini, e anche contributi di privati e dello Stato, pagati anche con le tasche dei napoletani. La strategia è di una semplicità unica: i soldi devono andare e restare al centro-nord. Questa regola, molto cara ai poteri forti, ci riporta indietro nel tempo e ci ricordano due personaggi dell’industria postunitaria, Bastogi e Bombrini. Ma senza andare così lontano nel tempo e volendo evidenziare l’egoismo nordico, darei uno sguardo alla tabella dell’assegnazione di fondi del Piano Marshall che prevedeva una vasta ricostruzione dei Paesi europei devastati dalla Seconda guerra mondiale. Bene, i fondi vennero così distribuiti per regione: Lombardia 21% - Emilia 17,8 – Lazio 15,7 – Veneto 11,8 – Piemonte 10,3 – Toscana 5,0 Puglia 4,6 – Campania 3,2 – Marche 2,7 – Liguria 1,8 – Umbria 1,8 – Sicilia 1,5 – Abruzzo 1,4 – Sardegna 0,9 – Lucania 0,3 – Calabria 0,2 ( Fonte:BCC HISTORY ITALIA). Il governo italiano, per non venir meno ai principi del regno savoiardo, volle subito dimostrare i ruoli delle due Italie: Il nord produttivo e il sud consumatore: gli interessi al di sopra di ogni cosa. Leggere il passato può essere molto utile a studiare il presente, serve a creare consapevolezza. Il problema è che se studiamo il presente lo troveremo del tutto simile al passato e quando questo avviene significa che la colonizzazione non è mai finita. Il festival di Sanremo porta tanti bei soldini in Liguria e più fa audience più aumentano gli introiti, è un enorme business. Di fronte ai soldi neppure la Rai si ferma e cerca di ospitare Zelensky all’ultima serata del festival di Sanremo. Sembra che in queste ultime ore il previsto video collegamento si sia ridotto ad un semplice messaggio. Pensate alla forza dei soldi, che spinge la Rai ad utilizzare la figura di un capo di stato, tra l’altro in guerra, come una velina. Magari mi sbaglierò, non essendo un esperto di cose belliche, ma credo che possa tornare utile proprio a Zelensky la mancata esibizione. Insomma, a parer mio, non sarebbe stato un bene per l’Ucraina portare un po’ di guerra anche sul palco dell’Ariston come fosse uno spettacolo di Cafè Chantant. Ma per chi ha il potere il danaro viene prima di tutto, quindi, a prescindere da Zelensky e dalla millenaria storia musicale di Napoli, il festival della canzone si fa a Sanremo, la città dei fiori, come se i fiori nascessero solo là. Dalle nostre parti si dice: ‘A briscola se joca co’ ‘e denare …..
Napoli 06-02-2023